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Doxa e Episteme

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2004 09:08
28/09/2004 23:31
 
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A giovamento di chi non conosce il greco, possiamo tradurre questi
due termini rispettivamente con "opinione", cioè affermazione non
incontrovertibile, e "verità", il suo esatto contrario.
Forse in ogni epoca e in ogni cultura si sono manifestate due correnti
filosofiche di base: una che tende ad affermare che esiste una
verità assoluta ed (eventualmente) un metodo per conoscerla, e un'altra
che tende ad arrendersi di fronte alla mancanza di senso delle
cose, o comunque all'impossibilità umana di arrivarci.
In altre parole, l'Uomo è sempre stato combattuto circa la natura di
episteme o di doxa dell'esito delle proprie capacità conoscitive.
Non vi chiedo ovviamente una soluzione del problema, ma vi chiedo
se per voi, soprattutto per chi non ha studiato filosofia, questo
problema ha un senso oppure no.

[Modificato da MAGUS ALTAIR 28/09/2004 23.33]



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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
04/10/2004 11:09
 
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Il problema del doxe e dell' episteme sta forse alla base della ricerca stessa della verità.
Dal mio punto di vista la quasi opposizione fra questi due termini sta ad indicare le problematiche che il singolo incontra nel cercare una forma di sapere oggettivo.
Cos'è la realtà e cosa la verità, possiamo chiederci? A conti fatti non abbiamo modo di superare le nostre coordinate soggettive personali e definire quindi qualcosa che le superi è, per definizione, impossibile. L'unico metodo reale in nostro possesso è il confronto con gli altri, perchè attraverso il confronto (sia esso disputatio o quant'altro) possiamo tentare di definire la verità... anche se ciò che possiamo trovare è soltanto una inter-soggettività.
Come trasformare l'opinione in verità?
Per rispondere a questa domanda molti preferiscono una forma di conoscenza che considerano venuta dall'alto, che trascende quindi i nostri limiti umani... Ma anche questa, a conti fatti, è semplicemente un'opinione personale mostrata come verità assoluta. Nessuno dice che queste diverse verità assolute (notare il pizzico di ironia nel dire "diverse verità assolute") non abbiano un qualcosa di vero, ma rimangono semplicemente Doxa. Ma solo perchè il cammino verso la verità è difficile (anzi: è sottile, quasi rarefatto in qualcosa d'altro ) non vuol dire che dobbiamo arrenderci e lasciar perdere... privando di valore le nostre capacità cognitive.


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In Veritate Libertas
05/10/2004 09:56
 
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E' vero, la questione è fondamentale e non solo dal punto di vista
meramente teoretico.
Nella vita pratica di tutti i giorni ci scontriamo con la ricerca
della verità sulle cose che ci circondano e il senso comune ci dà
due informazioni di base che di solito riteniamo ovvie:
1) quello che ci appare come esistente al di fuori di noi è davvero
tale, a prescindere da noi che lo conosciamo;
2) i nostri strumenti cognitivi sono in grado di accedere direttamente
alle cose, salvo i fenomeni che per loro natura non sono rilevabili
direttamente dai sensi.
La filosofia occidentale da Kant in poi (anzi già da Cartesio direi)
ci insegna a non dare per scontati questi due assunti.
Da quando il pensiero occidentale ha "mangiato la foglia", non è più
molto facile delimitare doxa ed episteme.
Anzi, sappiamo bene che alcune correnti moderne negano decisamente
la stessa possibilità di esistenza dell'episteme...


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
06/10/2004 19:29
 
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Non avendo dimestichezza con la filosofia esprimo il mio pensiero raggiunto con l'esperienza avuta fino ad oggi.
Nel quotidiano penso sia gia' molto importante partire dal presupposto che non esista la "mia" verita' e che si tratta di un dato soggettivo. Per una persona testarda come me, credete, e' un buon risultato! [SM=g27827] Oltretutto devo tenere in considerazione che la verita' espressa dall'altro non e' in assoluto sbagliata anche se diversa dalla mia.
Durante le discussioni non e' sempre facile riuscire a mantenere un equilibrio e continuare a comunicare, pertanto tendo a concentrarmi piu' sulla relazione(=il rispetto e l'ascolto) e su come si sia arrivati ognuno alla propria conclusione.
Abbiamo lenti personalissime con colori differenti che ci permettono di vedere la Luce ma solamente filtrata. Se il nostro orgoglio riesca a placarsi, possiamo magari provare ad infilare gli occhiali dell'altro per un istante e credere a qualcosa di diverso, che non ci appartiene ma ci permette di avvicinarci a comprenderci sempre piu.

In sostanza io credo che solitamente tutti abbiano ragione dal proprio punto di vista, ma non sempre riesco a convincere gli altri di cio'!!! [SM=g27828]




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"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


10/10/2004 12:34
 
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Non capisco se la negazione dell'episteme da parte di alcune correnti moderne, possa originare da un rifiuto di qualunque forma religiosa che afferma un sapere oggettivo, appunto delle verità assolute.
11/10/2004 09:31
 
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Re:

Scritto da: arielbianca 06/10/2004 19.29
Non avendo dimestichezza con la filosofia esprimo il mio pensiero raggiunto con l'esperienza avuta fino ad oggi.
Nel quotidiano penso sia gia' molto importante partire dal presupposto che non esista la "mia" verita' e che si tratta di un dato soggettivo. Per una persona testarda come me, credete, e' un buon risultato! [SM=g27827] Oltretutto devo tenere in considerazione che la verita' espressa dall'altro non e' in assoluto sbagliata anche se diversa dalla mia.
Durante le discussioni non e' sempre facile riuscire a mantenere un equilibrio e continuare a comunicare, pertanto tendo a concentrarmi piu' sulla relazione(=il rispetto e l'ascolto) e su come si sia arrivati ognuno alla propria conclusione.
Abbiamo lenti personalissime con colori differenti che ci permettono di vedere la Luce ma solamente filtrata. Se il nostro orgoglio riesca a placarsi, possiamo magari provare ad infilare gli occhiali dell'altro per un istante e credere a qualcosa di diverso, che non ci appartiene ma ci permette di avvicinarci a comprenderci sempre piu.

In sostanza io credo che solitamente tutti abbiano ragione dal proprio punto di vista, ma non sempre riesco a convincere gli altri di cio'!!! [SM=g27828]





E' sicuramente istruttivo porsi nell'ottica dell'altro, perchè
presuppone una capacità di ascolto che non sempre si incontra là
dove servirebbe.
La tua risposta ha un taglio prettamente psicologico, ed è compresa
nella questione che è invece ancora più ampia, essendo un "problema"
riguardante la metafisica.
Infatti, per quanto le opinioni delle persone divergano, e per quanto
sia sempre positivo cercare di confrontarvisi in modo critico, come
giustamente rilevi tu, ci sono delle "certezze" che ciascuno di noi
possiede e che il senso comune non mette in discussione, e che
invece la filosofia considera in modo critico.
Faccio un esempio concreto.
E' molto facile trovarsi in disaccordo con le altre persone circa
problemi riguardanti la vita, la politica. la morale, ecc., tuttavia
di solito si è d'accordo su affermazioni come "io esisto", "le cose
che io percepisco come esterne da me esistono davvero": anzi, nessuno
ne discute affatto, perchè vengono considerate cose ovvie.
La storia della filosofia ci insegna invece che i contenuti del senso
comune non sono affatto ovvi e, a volerli davvero fondare, creano
parecchi problemi concettuali.


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
11/10/2004 09:46
 
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Re:

Scritto da: settedinove 10/10/2004 12.34
Non capisco se la negazione dell'episteme da parte di alcune correnti moderne, possa originare da un rifiuto di qualunque forma religiosa che afferma un sapere oggettivo, appunto delle verità assolute.



L'episteme era, per i filosofi greci, la verità raggiunta con la ragione.
Esiste per altro un diverso termine ("aletheia") che usava p.es. Platone
per intendere invece la verità insita dentro l'Uomo, che egli può
riscoprire, svelare (il termine "aletheia" richiama il "Lete", il fiume
dove le anime passano tra una trasmigrazione e l'altra, dimenticando
ma non del tutto, ciò che hanno sperimentato nel Mondo delle Idee).
Negare l'episteme non significa necessariamente negare l'esperienza
religiosa: secondo il teologo Karl Barth, ad esempio, Dio è l'Assolutamente
Altro, verso il quale occorre avere "Fede", ma nei confronti del
quale la Ragione non può nulla.
La Teologia cattolica invece ammette che Dio conceda alla Ragione
di confrontarsi con Lui, seppure la Rivelazione abbia dei contenuti
che la Ragione non potrebbe raggiungere.
In fondo lo stesso Cartesio risolse il suo dubbio prendendo Dio come
"garante" dell'attività conoscitiva dell'Uomo: se ci fidiamo della
"bontà" di Dio, ci fidiamo anche del fatto che Lui non ci inganni
quando guardiamo il mondo, avendoci creato con sensi inadeguati.
Se dunque la negazione dell'episteme e il rifiuto della religiosità
sono fenomeni non legati da un nesso di causa ed effetto, perchè
il pensiero moderno ha "paura" dell'episteme?
Ci sto pensando anch'io in questo periodo: forse non è stata del tutto
ininfluente l'esperienza dei grandi totalitarismi, che si fondavano
su filosofie che in effetti avevano grande fiducia nell'episteme.
Forse però che con l'acqua sporca è stato gettato anche il bambino?
Inoltre sicuramente lo sviluppo della Scienza ha favorito un tipo
di approccio più "relativo" e "relativistico", anche se rimangono
scienziati che ancora cercano una definitiva Teoria del Tutto.

[Modificato da MAGUS ALTAIR 11/10/2004 9.56]



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20/10/2004 23:26
 
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La verità a quanto leggo, è strettamente legata ai sensi...ciò che mi chiedo è: i nostri sensi sono "incompleti" quindi come potremo mai percepire la verità?


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...Erre vague bleu comme ca maison
Elle scrute
Les pupilles comme des piece de monnaie jettes au fond
en desir...
23/10/2004 09:06
 
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Lo strumento per raggiungere l'episteme è la ragione, e questo per
definizione di episteme.
Tuttavia non è certo solo l'episteme il modello di verità cui possiamo
volerci riferire.
Sia nel pensiero greco, che in generale in quello orientale (mi si
passi quest'ultimo termine invero abbastanza impreciso) è presente
la consapevolezza che la verità può essere accessibile anche e, talora,
soprattutto per altre vie, come ad esempio l'intuizione o la fede
religiosa.
Quindi la storia del pensiero ci mostra come non tutto ciò che non
è episteme deve essere necessariamente doxa, e quindi l'accettazione
della limitatezza dei sensi (intesi in generale, comprendendo anche
le nostre capacità razionali) non significa necessariamente rinuncia
alla verità.


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25/10/2004 10:22
 
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...
Questo argomento in termini diversi ma contenuti simili è un argomento chiave nella mistica indù e buddista, gli stati di comprensione si evolvono attraverso cambi di prospettiva, partendo da se stessi si passa all'oggetto dell'osservazione perdendo se stessi,e dall'oggetto si passa al tutto perdendo l'oggetto.
Spero di non essere stato contorto ma credo che alla maggior parte di voi questi concetti siano già famigliari... questo per dire che la verità non può essere concepita dall'"individuo", non c'è verità nella soggettività e non c'è identità che possa trascendere dalla soggettività.
Proprio in questo passaggio dall'individuo al tutto sta un nodo chiave del cammino iniziatico, quella concezione di daath di cui si discuteva tempo fà, il salto dell'abisso necessario per concepire Dio, un salto che non può essere fatto con una zavorra troppo pesante...


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http://album.foto.virgilio.it/bonsai361
02/11/2004 10:07
 
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La zavorra può dunque essere la pretesa all'episteme!
Ho spesso pensato che questa pretesa nascondesse un profondo antropocentrismo,
come se il Tutto dovesse per forza rientrare nei canoni umani...
Effettivamente si tratta di un'altra prospettiva.


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02/11/2004 18:15
 
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...
Concordo.


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Re: ...

Scritto da: Gnomos 25/10/2004 10.22
... questo per dire che la verità non può essere concepita dall'"individuo", non c'è verità nella soggettività e non c'è identità che possa trascendere dalla soggettività.



Vorrei capire meglio questo passaggio...qualche volonteroso?[SM=g27833]


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15/11/2004 23:12
 
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Penso che Gnomos intendesse quello che poi ho scritto anche io:
il soggetto ha il limite intrinseco di essere appunto... soggetto,
quindi individuo, sottoposto per sua imprescindibile natura alla
soggettività.
Pretendere di prescinderne sarebbe appunto un gratuito antropocentrismo
che anch'io denunciavo.
Correggimi caro Gnomos se non è questo ciò che intendevi!

[Modificato da MAGUS ALTAIR 15/11/2004 23.12]



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18/11/2004 23:44
 
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...
esattamente.


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22/11/2004 08:35
 
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Beh...come a dire dopo tante parole teniamoci la nostra ignoranza???
22/11/2004 13:54
 
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Non esattamente, piuttosto: "Rinunciamo a credere che la ragione
umana possa spiegarci tutto".


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22/11/2004 16:02
 
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E ancora...dopo tante parole abbiamo compreso ancora un poco di noi stessi, no? Tutt'altro che ignoranza. Comprendere uno dei limiti che ci vincola non puo' che portarci un arricchimento ed alla comprensione dei limiti degli altri, per trovare nuove vie di pensiero,integrazione e comunicazione. [SM=g27823]


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"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


24/11/2004 09:08
 
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Questo "scacco" della Ragione però brucia, più che alla filosofia
moderna, che lo ha abbondantemente digerito, alla Scienza, che sulla
Ragione basa tutto il suo essere.
E' vero tuttavia che dopo Popper è difficile per uno scienziato dire
ancora "ho dimostrato qualcosa"...


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