Nella serie di arcani dal Bagatto alla Forza, si tratteggia un percorso
"attivo", detto anche "maschile", "solare", "dorico".
In questo percorso l'Uomo raggiunge la Forza e la Volontà, attraverso
l'attivazione di tutte le sue energie, passandole attraverso la
frusta del domatore e la bilancia dell'equilibrio.
La serie di arcani che inizia con l'Appeso ci presenta invece un altro
lato dell'evoluzione interiore, il lato "passivo", "lunare", "femminile", "ionico".
E' la via dell'introspezione che si fa ricezione dall'esterno,
che ci trasforma in recipienti della Luce.
Non si tratta, come potremmo pensare superficialmente, di due strade
alternative, ma di due aspetti dello stesso viaggio dentro noi stessi.
E' senz'altro vero che le varie tradizioni esoteriche e religiose
hanno dato nel tempo prevalenza più ad uno o all'altro di questi
aspetti, ma entrambi sono sempre stati presenti.
Qualcuno chiama questa carta l'Impiccato, ma si vede bene come il
protagonista non sia affatto su un patibolo, bensì rimanga lì quasi
in stato meditativo.
Ed in effetti è inattivo, ma concentrato su se stesso (su se stesso
non sulla sua forza, come l'Imperatore), sostenuto da due alberi
fissi come colonne (Jakin e Boaz, che già abbiamo visto), collegati
da una traversa gialla (Luce pura condensata).
Non è certo una posizione comoda la sua, ed infatti ci indica che
si tratta di una strada adatta a pochi, non a chi la intraprende
tanto per provare, ma a chi riesce a rimanere saldo e fermo anche
in una condizione così estrema.
Il vestito del'appeso alterna il bianco (purezza) al rosso (attività):
ma non abbiamo detto che è inattivo? Ma non certo nullafacente,
perchè si trova in stato di ricezione e deve saper valutare le
influenze positive da quelle negative, che comunque non si gestiscono
attraverso la nostra forza materiale (infatti ha le mani legate).
La tunica è chiusa da 6 bottoni: 2 bianchi (Papessa, fede attiva
che anima il mistico) 4 rossi (Imperatore, signore della Volontà).
Così posto a testa in giù (passività ricettiva) semina monete d'oro,
segno che non tiene a nulla ed è prodigo di ciò che possiede.
Infine, la strana posizione, con una gamba piegata e i gomiti
verso l'esterno, disegna il segno alchemico della Grande Opera,
il triangolo con la punta verso il basso sormontato da una croce.
Qui si potrebbero richiamare molte cose, a cominciare dal fatto
che il triangolo con la punta verso il basso rappresenta l'acqua
(la via "umida", la sublimazione delle Acque, e la sublimazione è
cioè rappresentata dalla Croce e/o, in altri contesti, dalla Rosa,
e le acque rappresentano la materialità), e quello con la punta
verso l'alto, che troviamo nell'Imperatore, che rappresenta il fuoco,
ossia, dicevamo, la via "secca", maschile.
Ce n'è decisamente abbastanza!
[Modificato da MAGUS ALTAIR 08/10/2003 21.53]