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COS'E' LA PAURA???

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2003 11:37
16/10/2003 15:16
 
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ci sono molte paure in noi, paura di perdere il proprio figlio, paura di perdere il proprio lavoro, la paura dell'opinione pubblica, la paura di perdere il proprio coniuge, ecc.ecc.
ma cos'è in realtà la paura???? l'abbiamo mai sperimentata realmente???
tutto ciò scritto sopra genera paura, alla quale cerchiamo di sfuggire tramite lo yoga, tramite la lettura, credendo in dio o in alre religioni, divertendoci in vari modi, ecc.ecc..
ma, ripeto, l'abbiamo mai sperimentata davvero la paura, oppure la nostra mente non ha mai fatto altro che sfuggirla???.
prendiamo ad esempio la paura più ricorrente in noi: la morte. avendo paura della morte razionalizziamo la paura cercando di eluderla con affermazioni del tipo la morte è inevitabile, ogni cosa muore. il processo di razionalizzazione non è altro che una fuga dalla realtà. oppure crediamo nella reincarnazione, idea che soddisfa e conforta, , anche se non può eliminare la paura. magari cerchiamo di vivere completamente nel presente, dimenticando tutto ciò che riguarda il passato e il futuro, preoccupandoci soltanto del presente, ma la paura continua. noi fino ad ora abbiamo sperimentato solo la paura teorica, che è semplicemente ciò che la mente elabora sulla paura??
ma noi non abbiamo mai saputo cosa sia la morte, non abbiamo fatto altro che proiettarne un'idea, un'opinione. quindi abbiamo paura della sola nostra idea della morte.
per poter sperimentare veramente la paura dobbiamo essere un'unica cosa con essa. dobbiamo essere completamente pervasi dalla paura, senza evitartla. non penso che molti di noi abbiamo mai sperimentato la paura in tale modo, perchè siamo intenti a evitarla, a sfuggirla, non restiamo mai in sua compagnia, osservandola, cercando di capire di cosa si tratti.
Mi chiedo, allora, se la nostra mente sia capace di vivere con la paura, fondendosi con essa, le è possibile penetrare quell'emozione invece di evitarla o di cercare di sfuggirla???
penso che il fatto che viviamo una vita talmente piena di contraddizioni sia in gran parte dovuto al nostro continuo tentativo di sfuggire alla paura.
16/10/2003 18:12
 
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mh.. interessante, ci penserò.
"Scientificamente" la paura dovrebbe essere un campanello d'allarme, per farci stare attenti, per la sopravvivenza insomma, una cosa positiva quindi, se gestita nel modo giusto.
Ma secondo me è un po' riduttivo, e il tuo discorso è un po' più sottile.
Trovo un po' "pericoloso" questo concetto di fondersi con la paura, non so cosa intendi tu, ma credo che ci siano alcune patologie, tipo depressione o crisi di panico, che provocano proprio questo... non me la sentirei di sperimentare...

[Modificato da Momo- 16/10/2003 18.12]



---

______________________

Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
Feroce indietro, a destra ed a mancina.
Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
Rubino i ladri, è il lor dovere; il mio è di schernirli; al Boja, l'impiccalli; il seppellirli, lascisi all'oblio.

Vittorio Alfieri, Il Misogallo
16/10/2003 21:52
 
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La conquista
E' spesso il superamento di una paura, la sua trascendenza, per poi scoprire l'infondatezza del pregiudizio.
L'unica vera paura che abbiamo è della morte. Sembra contradditorio però!
Se abbiamo fede cosa dobbiamo temere?
Se crediamo nella reincarnazione cosa abbiamo da temere?
Se non c'è nulla cosa abbiamo da temere?
La paura è un fatto di coscienza una difesa dell'io che sente il timore di disperdersi in un evento.
Inoltre è uno stato di allerta naturale che predispone, attraverso l'adrenalina, alla difesa per sopravvivenza.
Lasciarsi coscientemente andare alla paura significa non averne più.


---

Un T:.F:.A:. Hiram
17/10/2003 00:47
 
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coscientemente si...
secondo me più che lasciarsi andare ad essa, è bene osservarla diciamo dall'alto, senza farsi accecare da lei, è un nostro "sentimento" in fondo, una cosa creata da noi, e, in molti casi, inutile.

---E' spesso il superamento di una paura, la sua trascendenza, per poi scoprire l'infondatezza del pregiudizio. --- appunto questo :)

Io comunque distinguerei la paura legata alla sopravvivenza, dalle altre. Se uno sta per essere operato ed è terrorizzato, è perchè ha paura che l'operazione vada male, e magari anche di morire, se uno ha paura delle persone o di un ragno è ben diverso!

[Modificato da Momo- 17/10/2003 0.49]



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Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
Feroce indietro, a destra ed a mancina.
Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
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Vittorio Alfieri, Il Misogallo
17/10/2003 09:07
 
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hai ragione...
Mi stai facendo riflettere su la paura d'amare..ad esempio.
O il non farcela a lasciarsi andare anche in cose meravigliose...
Quale è l'origine delle paure che frenano di fronte a cose semplici e belle?


---

Un T:.F:.A:. Hiram
17/10/2003 13:24
 
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Super Io ?
Freud parlava di SuperIo, come di un "censore" delle pulsioni,
sede della "coscienza etica".
A prescindere dai nomi che vogliamo dare a questo elemento,
ritenete che si tratti solo di condizionamento sociale, oppure
c'è qualcosa in noi che ci sa fermare quando altrimenti potremmo
causare un danno, magari facendoci avere "paura" ?

[Modificato da MAGUS ALTAIR 17/10/2003 13.25]



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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
17/10/2003 14:20
 
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beh, questo si, può darsi, il fatto è che spesso, come diceva hiram, si ha paura anche di cose positive, che non arrecherebbero danno a nessuno.
Forse, in questi casi (tipo la paura di amare o cose di questo genere) subentra una sorta di pessimismo strisciante, anche magari inconscio, che ci dice "hei! tanto sarà un fiasco! rimarrai deluso!" e allora si creano queste paure.

Rimangono ancora un mistero per me, quelle fobie assurde, tipo, appunto degli insetti, quelle proprio non me le spiego [SM=g27814]

[Modificato da Momo- 17/10/2003 14.23]



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Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
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Rubino i ladri, è il lor dovere; il mio è di schernirli; al Boja, l'impiccalli; il seppellirli, lascisi all'oblio.

Vittorio Alfieri, Il Misogallo
17/10/2003 14:39
 
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Non ho ancora letto le vostre risposte, ma vorrei dare la mia in forma di provocazione: e se la paura fosse semplicemente il modo sbagliato di porsi rispetto agli avvenimenti che ci succedono in vita? [SM=g27822]


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In Veritate Libertas
17/10/2003 15:03
 
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La paura della morte
Bhe non so dire se io la tema. Quando ci penso sono piu' preoccupata per chi resta.
E non lo dico con superficialita'. A volte (senza che nessuno di vi possa temere una malsana idea eh) sono stata cosi'bene nella vita che ho pensato....se fosse adesso!
Non so perche',ma penso alla mia morte piu' quando sono felice.

La prima volta che ho affrontato la morte avevo davvero un po' di paura(e non vi parlo della morte subita di una persona carissima,quella non e' paura,e' dolore per una grande perdita...).
La prima volta. Ho tenuto la mano ad una persona durante il trapasso. E sentivo la sua di paura,la paura di essere lasciata andare,cosi' mi stringeva e mi fissava proprio spaventata.
Cosi' l'ho tenuta e le ho parlato e carezzata, anche se sarei scappata via velocemente.
Eppure non e' successo...niente,solo un ultimo respiro. Niente di cui avrei dovuto avere paura...se non che non sapevo piu' bene dove fosse in quel momento la persona che fino a poco prima riconoscevo in quel corpo.

In situazioni di emergenza non temo per la mia incolumita',di solito viene dopo,la tremarella o un malessere.
Certo non ho mai rischiato "coscentemente" la vita.Non mi e' mai stato detto ora devi morire,magari se mi succede...ritrattero' tutto quanto ho detto.

Ho avuto piu' paura della malattia,quella si.Del soffrire, del consumarsi.Eppure anche li' ho imparato dall'esperienza altrui. Si puo' affrontare con una sorta di "indifferenza".Non so se ne saro' mai capace io eh!

Una mia paura costante con cui sto "trattando" da tempo? Di deludere le persone. Non e' una cosa da poco,almeno per me.

[Modificato da arielbianca 17/10/2003 15.05]



---

"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


17/10/2003 23:55
 
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ho letto attentamente, ritengo che quanto ho scritto corrisponda, voi state rispondendo solo con l'idea della paura, la paura di morire??? ma come facciamoa ad avere paura se non l'abbiamo mai sperimentata????....quella che noi proviamo non è la vera paura...appena avrò più tempo affronterò da più vicino la cosa....buon fine settimana a tutti
18/10/2003 11:16
 
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---ma come facciamo a ad avere paura se non l'abbiamo mai sperimentata????....quella che noi proviamo non è la vera paura...---

[SM=g27820] mmh... gollum filosofo...[SM=g27823]
A perte gli scherzi, credo di aver capito cosa intendi dire, ma non la penso proprio così, perchè di solito la paura precede un evento, nell'istante in cui quella cosa capita non si può più parlare di paura, quindi, secondo me, la pura è solo quella che possiamo provare noi.
Tu ad esempio hai citato la paura di perdere il proprio lavoro, beh quella è latente e se lal porta dietro chiunque lavori, nel momento in cui il lavoro lo perdi, sei disperato ecc..la "paura" non c'è più, almeno mi pare..
La paura forse è un misto di attesa e di "messa in allarmme" in vista di qualcosa di negativo, o che può essere negativo, nel momento in cui quella cosa succede si può solo cercare di uscirne. Per questo, mi ritrovo anche d'accordo con Avatar, ritengo che la cosa possa essere controllata un minimo.

Se parliamo di morte allora la cosa è ancora più lampante, una volta che sei morto non hai più paura.



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Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
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Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
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Vittorio Alfieri, Il Misogallo
18/10/2003 15:59
 
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Non l'abbiamo mai sperimentata?
E se fosse che abbiamo paure strane proprio perchè le abbiamo sperimentate?
Quella della morte per esempio. Chi mi può dire se non l'ho mai sperimentata?
Se chiediamo il perchè di tale ossessione ad un monaco tibetano non esiterebbe nella risposta.
Ma osserviamo tale paura da un altro punto di vista, quello c dell'io che non vuol cedere il posto a noi stessi!
Se durante la vita, noi ci costruiamo una "sovrastruttura" psichica che identifichiamo ( erroneamente) con noi stessi, non può essere che proprio questa "falsa" identità di superfice sia quella che non vuole morire?
Mentre per il nostro profondo "se" l'evento rappresenti solo un "evento" appunto? Il nostro corpo emozionale vive una vita propria legata all'identità apparente, mentre il nostro vero se o corpo spirituale si muove su un piano più elevato di coscienza dove la trascendenza non conosce paure.
Sarebbe interessante, comunque, allo stato "attuale" delle cose,chiedersi con quale aspetto della mente noi osserviamo le nostre paure. Con quale livello di coscenza le viviamo.


---

Un T:.F:.A:. Hiram
19/10/2003 07:06
 
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La non paura
Ho osservato un atteggiamento interessante, che,almeno apparentemente sembra la "non paura" di morire.
Una specie di tranquilla rassegnazione ad uno speciale stato mentale : "ho fatto gia' tutto" o perfino "non ho piu' niente da fare" o ancora "sono pronto".

Se sono riuscita a comprenderlo in casi in cui l'avvicinarsi del momento sia stato graduale,sono rimasta molto colpita dai racconti di chi invece,pur giovane,si sia trovato di fronte ad un evento improvviso ed abbia avuto il tempo di realizzare cosa gli stesse accadendo.

Mi sono chiesta quale parte di noi "non" abbia paura della morte, in casi simili.

Da "Il Dogma dell'Alta Magia" E.Levi

"La maggior parte delle malattie fisiche hanno origine dalle nostre malattie morali,secondo il dogma magico unico ed universale, e per la legge delle analogie. Una grande passione a cui uno si abbandona corrisponde sempre a qualche grave malattia che si prepara.I peccati mortali hanno questo nome perche' essi fanno fisicamente con certezza morire."

"Dal momento in cui la nostra volonta' e' irrevocabilmente istradata verso l'assurdo, vio siete morto e non lontano e' lo scoglio ove andrete ad infrangervi.E' vero dunque il dire che la saggezza prolunga la vita?"

"La morte per il saggio non esiste;essa e' un fantasma reso orribile dalla ignoranza e dalla debolezza del volgo. Il cambiamento attesta il movimento e il movimento rivela solo la vita."

" Potreste mai pensare che lo spirito si renda libero per poi morire?Che il pensiero e l'amore possano morire, quando la materia,anche la piu' grossolana,non muore? Se il trasformarsi deve dirsi morte,allora noi moriamo e rinasciamo ogni giorno,giacche' ogni giorno le nostre forme si mutano."



---

"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


19/10/2003 12:36
 
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Effettivamente non possiamo sapere se abbiamo gia' provato la morte o meno,questo e' vero... Ad ogni modo non c'e' bisogno di aver provato una cosa per averne paura, anzi la paura di cio' che non conosciamo e' probabilmente fra le maggiori e le piu' intense.
Forse ha ragione Hiram, la paura della morte e' originata da quella sovrastruttura (o sotto-struttura?) che non vuole decomporsi insieme a quella materialita' di cui inevitabilmente e' fatta. E se invece, senza parlare di un falso io, fosse semplicemente che noi siamo troppo legati al nostro alla nostra parte piu' caduca, che inevitabilmente finira' col morire? O semplicemente crediamo che il nostro occhio sull'Esistenza sia soltanto il corpo e che sparito questo ci aspetti il nulla...


Io non la vedo cosi' francamente. Io non temo la morte, non soltanto per il fatto che essa e' inevitabile e non posso sfuggirle, che significherebbe soltanto un mettersi in pace con la propria situazione attuale. Io vedo in essa un proseguimento superiore e una parte del senso della vita [SM=g27822]
Non credo che siamo pacchi che l'ostetra manda al becchino e che la vita sia un lampo fra l'utero e la tomba... L'unica cosa che mi preoccupava della morte era il dolore che soffriro prima di riceverla, ma questa paura del dolore e' lentamente svanita, sconfitta


---

In Veritate Libertas
20/10/2003 11:48
 
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........
ritorno sull'argomento della paura, affrontando soprattutto la paura della morte, ovviamente quello che scrivo è soggettivo e non valido per tutti.
noi siamo ben consapevoli che con il passare degli anni l'unica cosa certa è la morte e ne abbiamo paura. come possiamo capire tale paura??? come possiamo liberarci dalla paura della morte??
cos'è la morte?? è esattamente la fine di tutto ciò che abbiamo conosciuto. il punto non è se sopravviveremo o non sopravviveremo. la sopravvivenza dopo la morte non è che un concetto. noi non sappiamo, ma crediamo, perchè credere ci conforta. non affrontiamo mai il problema della morte in se e per se, perchè l'idea setssa di arrivare a una fine, di penetrare nel rego dell'ignoto è talmente orripilante da risvegliare la paura. avendo paura facciamo ricorso a varie credenze religiose, che sono semplicemente vie di fuga, anche dire io non ho paura della morte è una via di fuga. per poter liberare la mente dalla paura dobbiamo conoscere cosa voglia dire morire mentre siamo ancora nel pieno delle nostyre facoltà fisiche e mentali. dobbiamo penetrare la natura della morte da vivi. la fede non ci libererà dalla paura, perchè la mente è abituata a un'unica cosa, che è la continuità perpetua della memoria, e quindi l'idea stessa di cessare di esistere appare orribile. il costante ricordo delle cose che abbiamo sperimentato e goduto, tutto ciò che abbiamo posseduto, gli ideali, le visioni, la conoscenza: tutto ciò è destinato a finire, come possiamo liberarci dalla paura senza pensare alle varie ipotesi sulla vita oltre la morte??.
secondo me bisogna indagare sulla natura della morte. devo farne esperienza, devo sapere di cosa si tratti, devo conoscere la sua bellezza, le sue impressionanti caratteristiche. morire deve essere qualcosa di straordinario, entrare in una dimensione che non abbiamo mai immaginato, totalmente sconosciuta. la morte è la cessazione del corpo, e forse anche della mente, non voglio scoprire se ci sia vita dopo la morte, ciò che ci interessa è la cessazione. posso sperimentare tale cessazione mentre sono ancora in vita??? come posso far si che la mia mente con tutti i suoi pensieri, le attività, i ricordi, giunga alla fine mentre sono in vita??? la mia mente, che ha edificato un senso di continuità, può cessare ora invece dell'ultimo respiro??? preciso è davvero impossibile liberare la mente da tutto ciò che la sua memoria ha accumulato???
20/10/2003 13:26
 
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una domanda.....
La paura della morte è atavita e legata alla sopravvivenza della specie.
Ma non solo questo è consapevolezza di lasciare l'attuale stato delle cose.
Troppe domande su dove andremo a finire...
Ma io chiedo da dove veniamo? Ciò che siamo oggi è frutto del nulla?


---

Un T:.F:.A:. Hiram
20/10/2003 14:59
 
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Hiram, tu credi nella reincarnazione?
E comunque, ammetti che l'aver coscienza della sua possibilità
un po' potrebbe ridurre questa paura, che niente altro indica se non
il terrore di scomparire nel nulla?


---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
20/10/2003 18:32
 
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si può essere buddhisti, induisti, cristiani o altro ancora, siamo plasmati dal passato, dalle abitudini, dalla tradizione. siamo avidità, invidia, gioia, piacere, il godimento di qualcosa di bello, l'angoscia di non essere amati, del non riuscire a realizzarsi; siamo tutto ciò, ovvero il processo della continuità. faccio un esempio: siamo attaccati a ciò che possediamo, a nostra moglie per esempio, siamo attaccati alle nostre opinioni al nostro modo di pensare.
ora, siamo capaci di porre fine a tale attaccamento???. perchè siamo attaccati???. è questo secondo me il punto, non come realizzare il distacco, se ci sforziamo di essere distaccati non facciamo altro che alimentare l'opposto e di conseguenza la contraddizione continua. tuttavia nel momento che la nostra mente è libera dall'attaccamento è anche libera da quel senso di continuità che è generato proprio dall'attaccamento. allora perchè siamo attaccati a qualcosa?? perchè abbiamo paura che senza tale attaccamento non saremmo nulla???? noi siamo la nostra casa, noi siamo nostra moglie, noi siamo il nostro conto in banca (he he he qui mi ci trovo bene), noi siamo il nostro lavoro. noi siamo tutte queste cose. io penso, che se noi riuscissimo a mettere fine a tale senso di continuità, generato dall'attaccamento, facendolo cessare completamente, potremmo sapere cos'è la morte (la paura).
esempio: supponiamo che io odi e che mi stia trascinando quest'odio nella memoria per anni, lottando continuamente con esso, posso smettere di odiare all'istante??? posso lasciarlo andare con la stessa definitività della morte???.
quando la morte sopraggiunge non ci chiede il permesso, arriva e si prende la nostra vita, ci distrugge in un sol colpo. possiamo lasciar andare nello stesso modo l'odio, l'invidia, l'orgoglio del possesso, l'attaccamento del credo, alle opinioni, alle idee, a un certo modo di pensare??? possaimo abbandonare tutto ciò all'istante???
non c'è un metodo per farlo, perchè ciò non rappresenterebbe altro che una forma di continuità. abbandonare credo, opinioni, attaccamenti, avidità o invidia vuol dire morire, morire ogni giorno, in ogni momento. penso che se noi riuscissimo a giungere alla completa cessazione di ogni ambizione potremmo conoscere quella condizione che consiste nel non essere nulla, raggiungere, per così dire, l'abisso dell'eterno movimento e oltrepassarne il confine, che è la morte.
la morte potrebbe essere la realtà, essere ciò che chiamiamo dio, quel qualcosa di assolutamente straordinario che vive e si muove, eppure non ha inizio ne fine. per conoscere la morte bisogna morire a tutto ciò che già conosciamo. la nostra mente può essere consapevole del non conosciuto solo se muore al conosciuto, se muore senza avere obbiettivi. penso che così facendo si potrà scoprire cosa sia la morte mentre siamo ancora in vita, ed è in tale scoperta che possiamo trovare la libertà della paura.
che ci sia o non ci sia una continuità dopo la morte fisica è irrilevante. che ci sia o non ci sia rinascita è una questione di nessun conto. per me la vita non è separata dalla morte perchè nella vita c'è la morte. è nella cessazione, non nella continuità che si cela il rinnovamento, la novità, la vitalità.
l'amore: che c'entra l'amore con la morte??? io penso che l'amore e la morte vanno di pari passo. morte, amore e vita sono la stessa cosa. parliamo dell'amore come di qualcosa di carnale spirituale e abbiamo dato avvio a una battaglia tra il sacro e il profano. abbiamo separato ciò che l'amore è realmente da ciò che dovrebbe essere, cosicchè non giungiamo mai a sapere cosa sia. l'amore è senza dubbio una sensazione totale che non è sentimentale, nella quale non c'è alcun senso di separazione. l'amore non ha senso di continuità (vi ricordate quando scrivevo che l'intensità dell'amore o cresce o diminuisce, da qui la mia idea che non esiste continuità nell'amore), l'addove c'è un senso di continuità l'amore è già morto, ha il retaggio dello ieri, con i suoi tristi ricordi, le liti le brutalità. è per questo che dico che per amare bisogna morire (non può esistere continuità).
la morte è amore, le due cose non sono separate.
solo nella cessazione c'è una totale assenza di paura, la cessazione dello ieri, di ciò che è stato, solo così, secondo il mio punto di vista, capiremo che l'amore, la morte e la vita sono un'unica cosa. la mente è libera solo quando è stata abbandonata l'accumulazione della memoria. la creazione è nella cessazione non nella continuità.
21/10/2003 09:01
 
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Forse non ho capito bene, perciò Gollum ti chiedo di confermare o
meno la mia interpretazione del tuo pensiero.

Tu dici che occorre cancellare la memoria... ma questa cancellazione
non si rende forse necessaria solo quando in essa c'è qualcosa che
non piace a ciò che siamo ora?
Sarò anche un "sognatore", ma l'Amore vero non può avere "difetti"
da dover dimenticare, di cui avere paura.
Può averli la Passione, che è una cosa piccola piccola in confronto...
Intendo la Passione del corpo, che io contrappongo a quella
dell'Anima e possono anche sussistere una senza l'altra.

[Modificato da MAGUS ALTAIR 21/10/2003 9.06]



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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
21/10/2003 09:52
 
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.....Domanda diretta!
Non ho certezze in proprosito, ma durante il mio percorso fino ad oggi ho avuto modo di percepire qualcosa che mi appartiene che proviene da molto lontano, ma si muove tra il " mio" essere e l'essere dell'umanità.
Mi sono spesso chiesto se "sento" la mia antichità o quella del mondo e se la continuità che percepisco in un presente assoluto ( può sembrare un gioco di parole, ma non lo è)è solo mia o si "aggancia" a quella dell'intera umanità, come se ognuno di noi fosse una parte del tutto, per es: una cellula del corpo, una goccia del mare...
Durante alcune meditazioni sono emerse cose particolari nelle quali mi sono visto protagonista e nelle quali ho percepito in lontananza la vastità dell'esistenza e la ricchezza dell'attuale totalità ( non mi rimane facile spiegare, perdonami, perdonatemi) ma grazie all'incertezza e al "dubbio",sono rimasto coi piedi per terra! Dobbiamo fare "questa" esperienza e dobbiamo farla bene per non doverla ripetere![SM=g27822]


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Un T:.F:.A:. Hiram
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